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Il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la giornata mondiale del rifugiato. Il rifugiato è una persona in pericolo, costretta a fuggire dal proprio Paese per un fondato timore di persecuzione a causa della sua razza, religione, nazionalità, per il gruppo sociale al quale appartiene, per le sue opinioni politiche, secondo la definizione contenuta nella Convenzione di Ginevra del 1951. Il rifugiato non sceglie di spostarsi alla ricerca di migliori opportunità di vita, ma è costretto ad abbandonare la sua casa e a trovare protezione fuori dal proprio Paese.
L'Italia, con 58mila rifugiati, presenta cifre contenute rispetto ad altri paesi dell'Unione Europea, in termini sia assoluti che relativi In Francia, Paesi Bassi e Regno Unito i rifugiati sono tra i 3 e i 4 ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7 (con 571.700 rifugiati), in Svezia oltre 9, mentre in Italia meno di 1 ogni 1.000 abitanti. (dati UNHCR)
"Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries 2012", è il rapporto dell'UNHCR, l'Agenzia ONU che lavora per i rifugiati, riferito ai paesi più industrializzati del mondo. In Italia il numero delle domande d'asilo nel 2012 (15.700) è più che dimezzato rispetto al 2011 (circa 37mila). E' anche vero che nel 2011 il numero era balzato in avanti solo per il fatto che tutti i profughi provenienti dalla Libia, ma di origine di molti Paesi diversi dell'Africa Sub-sahariana, erano stati "indotti" a fare la richiesta d'asilo.
In tutti questi anni le richieste d'asilo in Italia erano ben inferiori a quelle di altri paesi europei. Non erano e non sono ancora paragonabili a Francia (nel 2012 con 54.900 domanda d'asilo), Germania (64.500), Gran Bretagna (27.400) e perfino a Paesi come Svezia (43.900) e Svizzera (25.900). Come afferma il CIR, il Consiglio Italiano per i rifugiati, "nonostante la posizione geografica e geopolitica, evidentemente l'Italia non viene considerata dalla stragrande maggioranza dei richiedenti asilo in Europa il loro Paese di destinazione. I veri motivi sono da individuare nella scarsità quantitativa e qualitativa di accoglienza e le magre prospettive di integrazione".
Clicca qui per il rapporto dell'UNHCR